giovedì 27 ottobre 2016

Step 6 - Ametista e la scienza


Troviamo il color ametista, inteso in particolare nella sua sfumatura prossima al viola-violetto, protagonista di numerosi studi scientifici, legati, soprattutto, al campo della fisica.

All’interno dello spettro del visibile, ovvero di quella parte dello spettro elettromagnetico che noi esseri umani percepiamo come luce, il violetto occupa una parte consistente nell’area dei raggi UV, i raggi ultravioletti, ad una lunghezza d’onda compresa tra i 380 e i 450 nm.

La spettroscopia ha convertito le “sfumature arcobaleno” della luce solare nei moderni display a colori, semplificando, ovviamente, il processo di ricezione luminosa da parte nei nostri occhi: tre soli colori, il rosso, il verde ed il blu servono ad approssimare tutti gli altri colori dello spettro, tra cui il violetto, compreso tra il rosso ed il blu.


Le radici di quelli che noi oggi definiamo studi spettroscopici sono in realtà molto lontane.
Già nel Medioevo ai colori veniva attribuito il potere di innescare numerose associazioni, in particolare, quelle che riguardavano i colori ed i pianeti, ed alcune affinità con metalli e pietre preziose.
Il viola era così associato al segno della Vergine e a quello dei Gemelli, e nella “ruota dei colori” troviamo indicata proprio l’ametista.


da Anna Marotta, Policroma, dalle teorie comparate al progetto del colore, Torino, Celid, 1999

Intorno al 1506 risalgono le teorie di Leonardo da Vinci sui colori e gli elementi, quelle di Matteo Zaccolini del 1616, quelle di Athanasius Kircher del 1646, fino a quelle di Newton.

da Anna Marotta, Policroma, dalle teorie comparate al progetto del colore, Torino, Celid, 1999
Newton, scrisse il suo trattato, Opticks, all’ inizio del ‘700, quando si credeva che i colori fossero un insieme di luci e di ombre, e che fossero i prismi a colorare la luce.
Precedentemente Cartesio, Hooke e Boyle avevano condotto i primi esperimenti sui prismi, attraverso degli schermi che sembravano produrre una serie di miscugli di colori. L’ intuizione di Newton fu di capire che era necessario allontanare il prisma dalla fonte luminosa per ottenere uno spettro cromatico ben  visibile. A seguito di numerosi tentativi egli riuscì a mettere a punto la teoria sulla rifrazione dei raggi luminosi, e sugli angoli di incidenza, di cui ancora oggi ci serviamo in particolare nel campo fisico dell’ illuminotecnica.
Secondo i suoi studi, ampiamente comprovati nel corso del tempo, i raggi del violetto, un colore ad alta frequenza, vengono rifratti notevolmente attraverso il prisma, mentre il rosso, per esempio, viene deviato molto poco. Ecco perchè nell’arcobaleno, è possibile vedere distinti fasci di luce cromatica, in diverse posizioni.

Collocandosi su questa linea, nel 1766, troviamo il trattato di Moses Harris dal titolo “Triangolo e ruota dei colori”, quello di Ignaz von Schiffermüller : “Primo disco cromatico dei colori saturi”, del  1772, fino ad arrivare alla teoria dei colori di Goethe, che, al contrario dei precedenti, presenta notevoli differenze.

da Anna Marotta, Policroma, dalle teorie comparate al progetto del colore, Torino, Celid, 1999
Il saggio di Goethe “Teoria dei colori  pubblicando nel 1820, rappresenta, in un certo senso,
un passo indietro rispetto alla teoria di Newton. Egli sostenne infatti che i colori derivassero da un offuscamento della luce, e dall’interazione della luce con quelle che egli definiva “oscurità”.
Goethe intendeva studiare come i fenomeni ottici si presentassero ai nostri sensi, sottolineando il ruolo della coscienza del soggetto nel rapportarsi alla realtà.
Egli studiò i colori partendo da due poli opposti, i colori che si manifestano grazie alla luce ed i colori che si manifestano attraverso l’ oscurità. Il giallo, secondo questa teoria, è il colore che più si avvicina alla luce, mentre il blu è quello che più si avvicina alle tenebre.
Goethe verificò la sua teoria attraverso alcuni esperimenti, che coinvolgevano, ovviamente, un fascio di luce ed un prisma.
In seguito ordinò i colori in un cerchio cromatico, all’interno del quale compare il color violetto. L’ordine del cerchio cromatico prevedeva infatti il porpora, il violetto, il blu, il verde, il giallo, l’arancio.
Questa suddivisione gli servì per definire anche i così detti “colori armonici”, cioè coppie di colori opposti, o complementari, tra cui il Violetto - Giallo, e i “colori caratteristici” come la coppia Arancio - Violetto.


Rifacendosi alla teoria di Goethe, Philipp Otto Runge scrisse “Sfera dei colori” nel 1810, Michel - Eugène Chevreul “La ruota dei colori e il quadrante sollevabile”, nel 1861, James Clerck Maxwell il “Triangolo” nel 1861, Charles Blanc “Rosa cromatica” nel 1867, Wilhelm von Bezod “Piramide dei colori”, nel 1874, Ewald Hering “Disco cromatico” nel 1878, Ogden Nicolas Rood “Triangolo del colore”, 1879, Vasilij Kandinsky “Modello cromatico”, 1912, Albert Munsell “Albero del colore”, nel 1915, Wilhelm Ostwald “Doppio cono”, nel  1919, Alfred Hicktier “Cubo dei mille colori”, nel 1940, Johannes Itten “La sfera dei colori” nel 1961, per fare un esempio dei testi più significativi.









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